| Sono dell'idea che la crisi delle guide sia diretta conseguenza dell'uso che delle guide si è sempre fatto da parte dei consumatori, ovvero utilizzarle come il vangelo. Non voglio sempre fare l'esempio con la Francia (non sarebbe nemmeno del tutto calzante in questo momento tant'è che anche loro ad oggi sono abbastanza in crisi, tanto da farsi condizionare da riviste americane come The Wine Advocate!!), ma con un po di cultura in più da parte del consumatore Italiano medio, potrebbe essere tranquillamente il consumatore stesso a crearsi una GUIDA DEL PROPRIO GUSTO PERSONALE e ad influenzare il mercato, utilizzando quelle istituzionali come oggetto di servizio. Ormai siamo molto più noi i talent scout del vino Italiano, non le guide. Ora stiamo pagando lo scotto anche in termini di vendite: fino all'altro ieri il consumatore sapeva perfettamente cosa comprare e bere, oggi, dal momento che la sua condizione è maturata fino a portarlo a ragionare maggiormente con il proprio cervello, è in crisi, è disorientato. I soldi girano meno, la gente compra meno, ma compra un po ancora quello che le guide gli dicono, e rimane perplesso, perché il proprio gusto è maturato, si è evoluto, mentre le guide no, certo alcune stanno provando a dare piccoli cenni di miglioramento, ma non ci siamo ancora, manca ancora parecchio a mio avviso, e ancora peggio stiamo andando verso una frammentazione della critica, sempre più guide...e se la critica da una parte si radicalizza, dall'altra si imputtanisce ancora di più, con valutazioni assolutamente e solamente nella direzione delle grandi industrie del vino Italiano, non della varietà di cultura, tradizione e storia che il nostro paese rappresenta.
questo è quello che penso.
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