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DOPO IL FALLITO ATTACCO AL BRUNELLO, ADESSO SI RIPROVA CON IL ROSSO DI MONTALCINO

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view post Posted on 22/12/2010, 13:38
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Sono abbastanza fiducioso sugli esiti, per il mantenimento del 100% sangiovese ma, insomma, quando cominceranno a ragionare sulla zonazione, invece che perdere tempo a cercare questi vicoli ciechi/gran trovate per chissà quali grandi vendite (senza considerare i contraccolpi nel medio-lungo, peraltro)... uff...
Qua ci sono dei cervelli che ragionano come venti anni fa; come se gusto e mercati fossero rimasti gli stessi, fra l'altro...
http://davidebonucci.simplicissimus.it/201...a-con-il-rosso/

Ci risiamo. Ricordiamo ancora con chiarezza la lunga querelle che seguì lo scandalo Brunellopoli. Alcuni produttori inserivano tagli “migliorativi” nel monovitigno sangiovese, più o meno consapevolmente, in barba al disciplinare. Si cercò di legittimare quello che per alcuni era abitudine, modificando le regole. L’assemblea dei soci del Consorzio del Brunello (e del Rosso) di Montalcino, bocciò seccamente la proposta. Arrivò quindi Rivella al comando del Consorzio; la notizia destò qualche preoccupazione tra i puristi del sangiovese, anche alla luce di certe dichiarazioni pre e post nomina, non esattamente tranquillizzanti. Poi acque calme per un po’.

Adesso, appunto, ci risiamo. Apprendo da Ziliani, sempre presente sulle questioni identitarie sangiovesiste, che è in atto un attacco alla seconda denominazione. Anche qui si vuole un compromesso, degradando la tradizionalità del marchio Rosso di Montalcino (finora 100% sangiovese) e contemporaneamente dando dignità alle molte uve merlot e cambernet sauvignon ilcinesi, fino ad oggi ufficialmente relegate ai soli IGT e DOC Sant’Antimo.

Ovviamente sono contrarissimo. La situazione è ancora molto fluida e la decisione spetta, come nel 2008, all’assemblea dei soci del Consorzio. Sarebbe maggiormente auspicabile la trasformazione della DOC di ricaduta Sant’Antimo, rinominata “Montalcino” (come propone, ad esempio, Galloni), per connotarla maggiormente, con un nome di maggior appeal commerciale . Lasciando in pace i due marchi tradizionali consolidati. Andrebbe fatto capire a chi crede nelle migliori prospettive generate da questa bella mossa, che ciò è fattibile solo su una terza denominazione, giocandosi il nome del capoluogo senza intaccare la credibilità faticosamente mantenuta. Pena la definitiva compromissione dei marchi sul lungo periodo. Altro che vigneti “migliorativi” e strategia di “marketing vincente”! Questo in soldoni si chiama dispersione del valore di unicità, omologando il Rosso di Montalcino ad un qualunque Chianti (quasi) Classico (addizionato con internazionali) o addirittura ad un qualunque blend a base sangiovese, ovunque prodotto. Il terroir non può salvare dalla pesante traccia omologante che il merlot incide sul vino, anche in piccole percentuali. Puro e semplice autolesionismo, seguendo il “fulgido” esempio di tanti produttori chiantigiani tristemente merlottizzati e cabarnettizzati. Confido nel buon senso dei molti produttori ilcinesi validi e nella generale consapevolezza che l’attuale “strada” è l’autoctono. Il mercato cerca proprio quello: il sangiovese di Montalcino; non il merlot di Montalcino, non il cabernet di Montalcino!

Oggi pomeriggio si svolgerà all’Unione Agricoltori una prima assemblea con una parte dei produttori, proprio per discutere una linea (se ne esiste una comune tra gli aderenti), in vista della futura deliberazione dell’assemblea dei soci del Consorzio.

Edited by brozzi - 22/12/2010, 23:22
 
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view post Posted on 22/12/2010, 23:28
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If approved, this is the beginning of the end for Montalcino. For as long as Brunello di Montalcino has existed, we, the consumer, have been told about the Sangiovese Grosso clone and its supposedly special qualities, found only in Montalcino. Now the producers themselves are telling us they have no faith in their Sangiovese, they need to blend it with other varieties to make a good wine. Anyone who thinks the proposed new Rosso regulations aren't setting the stage for a similar move with the Brunello regulations somewhere down the line is kidding themselves.

Let me be clear; there is a place for wines made from international varieties - with or without Sangiovese - in Montalcino other than Sant'Antimo. A better solution, as I suggested nearly two years ago, would be to create a new Montalcino DOCG with more flexible regulations that would allow producers to leverage their famous brand while not hurting producers who choose to make a 100% Sangiovese Brunello di Montalcino.
__________________
Antonio Galloni
 
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view post Posted on 3/8/2011, 15:05
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Pensavate fosse finita lì? Manco pe' gniete!!! :evil:
C'è un discreto caldo a Montalcino. E non è il sole ma è l'energia cinetica provocata dalla rotazione di alcune parti anatomiche dei produttori... :(

http://davidebonucci.simplicissimus.it/201...nza-redenzione/
 
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view post Posted on 4/9/2011, 17:40
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Ancora tre giorni e poi i blendisti di Montalcino ci lasceranno in pace. Forse... Direi che è il caso di organizzare una bella degustazione di Rosso di Montalcino di valore, per festeggiare l'identità sangiovesista. Una delle poche ricchezze certe toscane, il nostro vitigno principe. E come avere una bellissima linea genetica di cani di razza pura e decidere che sarebbero più belli se imbastarditi. Quando si è ottusi c'è poco da fare...
Non solo non mi reputo provinciale, ma credo che dietro la parola "provinciale" si nasconda un grosso equivoco. Cercare in ogni parte del mondo un vino simile significa volersi sentire sempre a casa, come gli italiani che ovunque nel mondo cercano gli spaghetti (loro sì davvero provinciali!). Invece la ricchezza è la diversità: grande nebbiolo nelle Langhe, grande pinot nero in Borgogna, grande sangiovese in Toscana. Questo è il triangolo mondiale della qualità del rosso. Altro che provinciali!
http://davidebonucci.simplicissimus.it/201...e-un-po-morire/
 
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view post Posted on 8/9/2011, 08:39
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http://davidebonucci.simplicissimus.it/2011/09/08/dignita/
E’ andata come doveva andare, all’Assemblea dei Soci del Consorzio del Brunello di Montalcino. La proposta del cambio di Disciplinare del Rosso di Montalcino è stata respinta. Per tutti la cosa sembrava scontata, almeno per chi conosce le dinamiche interne dei produttori. Eppure si è cercato in ogni modo lo scontro su questo argomento. Portando il nervosismo all’estremo. Incitando reazioni da parte dei consumatori, degli operatori, dell’opinione pubblica, dei mass-media italiani e scatenando prese di posizione anche tra importanti firme di settore internazionali. Quindi, buco nell’acqua a livello decisionale (per fortuna) ma l’immagine dei produttori, come troppo facilmente si poteva prevedere, ne risulta incrinata. Mi chiedo, è utile che i produttori di Montalcino riuniti possano essere così masochisti da cercare ogni volta un modo per avere un danno di immagine? Fare in modo che si finisca per pensare che non hanno poi le idee tanto chiare su come produtte vino di qualità. Che, in fondo, massì, sangiovese 100% “ma anche se c’è un po’ di merlot che cambia”? Si è ragionato tanto di marketing, di comunicazione… E’ veramente questa la mossa migliore da fare per tenere alta l’immagine di Montalcino?

La sensazione è quella dell’elefante in una cristalleria. Ogni minimo movimento ottiene un effetto devastante. Probabilmente si voleva che il dibattito fosse sottotraccia, magari che si andassse ad un voto balneare, con pochi produttori presenti e pochissima eco mediatica. Magari provare un colpaccio, un cambio di disciplinare deciso da pochi ad uso di pochi. Ma nel 2011 tutto ciò è impossibile. Ogni carica pubblica, ogni operatore sociale (e un produttore, in senso esteso, è un imprenditore che opera anche in nome della collettività ilcinese, e non solo) deve sentirsi ricoperto della responsabilità, della DIGNITA’ che quel ruolo gli impone. Prendersi a capocciate, come farebbero gli stambecchi, non è un’immagine degna. Discutere di argomenti già dibattuti, dove c’è un punto di vista maggioritario chiaro e ben compreso, diventa offensivo per le intelligenze di chi discute e di chi osserva dall’esterno. Cosa c’è da dimostrare ancora? I produttori di Montalcino vogliono continuare ad autoimporsi delle regole produttive che prevedono l’uso del solo sangiovese nei loro due vini a denominazione di origine. Mi sembra molto semplice da capire, come lo era già lo scorso anno, del resto.

Adesso resta una cosa molto dignitosa da fare: dimissioni del Consiglio! Tanto tempo perso, oltre ad aver messo a repentaglio l’ immagine di Montalcino tout court. E’ necessario che i piccoli produttori pro-autoctono si accordino su pochi candidati consiglieri, in modo da essere ben rappresentati al Consorzio, inclusa la carica di front-man, quella del Presidente. Se però si dividono e lasciano il pallino in mano a Banfi e Frescobaldi, saremo da capo a ragionare di proposte minoritarie ed irricevibili, utili solo a pochi grandi operatori.
Sia chiaro, niente di personale. Un semplice bisogno di chiarezza, le idee devono avere una loro espressione e rappresentazione democratica e proporzionale, per quanto possibile. Le idee "moderniste" hanno diritto di cittadinanza, ma in un giusto ambito minoritario e senza la pervicacia di questi ultimi mesi a Montalcino, francamente un po' paradossali.

Edited by brozzi - 8/9/2011, 09:54
 
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